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crillo
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Edited by crillo - 7/12/2015, 17:12

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degius
view post Posted on 11/7/2015, 00:32




ENCICLOPEDIA DELL'ARTE ANTICA

TERME

Sono stabilimenti per bagni caldi che appaiono soprattutto nel dominio della civiltà romana. Fino a poco tempo fa non vi erano edifici qualificabili come terme, mentre a Pompei stabilimenti del genere si trovano già nel II sec. a.C. Sorse la presunzione che le terme rappresentassero un tipo di costruzione prettamente italico., diffuso poi dalla Roma imperiale. In seguito a scavi ed osservazioni compiute su alcuni edifici che a Delo e ad Olimpia furono riconosciuti come stabilimenti termali, questa interpretazione così esclusiva fu abbandonata, sebbene sia certo che l'uso di tali impianti è prevalente nella parte occidentale dell'Impero ed esistono differenze tra le costruzioni termali della parte latina e quelle della parte greca dell'Impero.
La concentrazione di grandi masse di popolazione in uno spazio ristretto, specie a Roma, e la costruzione di case in affitto a tre ed a quattro piano non permettevano ai proprietari una stanza da bagno propria, com'era solito trovare nelle case greche più ricche ed in molte case di campagna italiche. I primi bagni pubblici non seguivano criteri artistici. Durante il periodo neroniano sorge un nuovo tipo di terme, indicato come terme imperiali, diffuso soprattutto nelle province africane e nel nord impero. L'edificio si compone di un conveniente raggruppamento dei locali in una forma architettonica artisticamente elaborata.
Lo scavo di un bagno situato sulle rive del Kladeos ad Olimpia ha fornito chiarimenti per la conoscenza delle terme greche preromane, rivelando fasi dello sviluppo dagli inizi (prima metà V sec a.C., fino al 100 circa a.C. La prima costruzione, una semplice casa rettangolare con un pozzo, cui verso il 50 viene annesso un impianto di bagni a tipo semicupio, con 11 vasche e un bacino d'immersione. Nel 400 esso viene provvisto di caldaia per la preparazione dell'acqua calda. Verso il 300 l'edificio viene ampliato e possiede una sala più grande per i bagni freddi, oltre ad un vestibolo ed un impianto di 20 vasche a semicupio, di cui sussiste una stufa per acqua calda. Questo impianto fu distrutto nel 170 e verso il 100 a.C. al nucleo dell'antica costruzione viene aggiunta una sala da bagno a volta, di m 5x8, con riscaldamento sotto il pavimento. In una abside annessa alla sala vi era una stufa o più probabilmente un bacino, mentre nell'angolo opposto della sala si trovava una vasca. Fino al 100 d.C. circa, l'edificio termale rimase in funzione per venir poi sostituito da una costruzione molto piccola. Al bagno si Olimpia si ricollega uno stabilimento pubblico termale sorto verso il 150 a.C. a Delo. Non è chiaro se l'ultima fase dello sviluppo, il bagno con riscaldamento mediante ipocausto, non sia fià da riportare all'influenza romana o a quella italica. Resti di bagni ellenistici a Gela e le T.Stabiane di Pompei, le più antihe conservate in Italia, originarie dell'epoca sannitica della città, mostrano larga correlazione con la contemporanea costruzione di Olimpia. Terme Stabiane pensate per una città più estesa di Olimpia , lo dimostrano la separazione dei luoghi maschili e femminili. (Descrizione terme stabiane in Pierre Gros).
Una stretta affinità con le T. Centrali di Pompei, derivanti da più antiche costruzioni del genere e in cui si riscontra la forma più semplice di bagno romano nella sua più pura configurazione, presentano le terme di Fiesole (senza sudatorium), ma anche e soprattutto una serie di bagni minori dei centri romani della Germania, come quella di Hufingen, le terme di Kempten, il bagno annesso al Pretorio di Heddernejim con doppio apodyterium etc etc.
In numerose ville romane, soprattutto del nord dell'Impero il tipo di terme è ridotto, in quanto edifici privati, alla minore mole possibile, o a costruzione indipendente, per esempio nella villa di Nennig; più spesso però in correlazione con la casa padronale o con uno degli edifici di servizio. I bagni privati assumono di frequente proporzioni più vaste, in parte per il raddoppiamento dei vano allo scopo di separare le persone dei due sessi, oppure i padroni dai
domestici, come avviene nella villa romana di Konz, del 300 circa d.C. Finora vi sono ricerche sistematiche soltanto per i bagni privati delle ville in Germania e nella Gallia Belgica, ma il rcente ed approfondito studio del Koethe su questo tipo di terme nel territorio di Treviri contiene anche, nel materiale di paragone ivi elencato, le più importanti terme di Francia e Inghilterra. A differenza dei bagni finora menzionati, che vengono usati ripercorrendone una seconda volta a ritroso tutti i vani, eccetto il caldarium, in alre costruzioni l'itinerario si segue visitando la serie dei vani, oltre diverse sale interposte, con un aumento del caldarium ed un passaggio finale al tepidarium ed al frigidarium.
Non si può definire singolarmente l'uso di tutti i vani, eccezzion fatta per i principali e di quelli più caratteristici. Luciano nella descrizione delle terme erette dall'architetto Hippias, cita, immediatamente dopo l'ingresso, la presenza di stanze di servizio e sale di ristoro, prima del frigidarium; inoltre, nella parte riservata all'impianto termale propriamente detto, fra il tepidarium ed il caldarium, ancora tre vani intermedi riscaldati e riccamente arredati, indicati come sala delle unzioni, sala dei massaggi e sala di transito, senza una speciale individuabile attribuzione. Dalle costruzioni finora citate, in cui, nella composizione dei vani, appare caratteristica la prevalenza di un criterio funzionale ed utilitario su quello estetico dell'insieme, si distingue il gruppo delle terme monumentali che tentano di armonizzare l'aspetto artisticamente rappresentativo del complesso architettonico con una data organizzazione pratica degli impianti. Era perciò necessaria una violenza verso la funzionalità della costruzione, dato che una delle basilari esigenze dell'edilizia monumentale romana risiede nella simmetria rispetto ad un asse. Nel piano delle terme ne deriva da un lato il raddoppiamento dei vani corrispondenti tra loro, dall'altro anche la riunione al centro delle sale principali, frigidarium e caldarium. Perciò la forma delle terme monumentali non favorisce in alcun modo la creazione dei reparti separati per i due sessi. E' verosimile l'origine romana del tipo di terme monumentali, che si suole indicare con il nome di terme imperiali. Solo le terme fatte erigere nel 216 d.C. da Caracalla sulla via Appia possono fornire il quadro di un bagno monumentale di una città romana, a causa del cattivo stato di conservazione delle terme del Campo Marzio, di Tito e di Domiziano e Traiano.
Il tipo severamente simmetrico delle terme imperiali romane ha senza fubbio influito fortemente su quello delle maggiori terme della provincia, senza che si possa parlare di copie. Le terme provinciali sono, anzitutto di minori dimensioni, non essendo inoltre situate nel centro di un'area circondata da costruzioni supplementari.


PIERRE GROS

L'ARCHITETTURA ROMANA

-I MONUMENTI PUBBLICI-

Capitolo 14: Le terme pubbliche

Un impianto termale, anche nella sua forma più modesta, è sempre un insieme di ambienti e di installazioni diversi, la dislocazione e l'organizzazione dei quali rispetto agli assi principali dell'area occupata definiscono tipi monumentali che è opportuno classificare.



PROBLEMI DI TERMINOLOGIA

La parola «terme» sottintende realtà molto diverse a seconda dei periodi, delle regioni, dei contesti urbani, ecc.; il suo impiego indifferenziato per indicare tutti gli impianti termali identificabili nel mondo romano, dall'età ellenistica alla fine dell'alto Impero, sarebbe pericoloso e non renderebbe conto delle differenze insite nella terminologia antica.
Le uniche parole di origine latina che evocano la nozione di bagno sono lavacrum, lavatio e lavatrina, che restano limitate all'ambiente privato, ove vengono usate a proposito delle strutture più modeste; esistono alcune iscrizioni del IC sec. d.C in cui con il termine «lavacra» s'intendono i bagni pubblici (a Thuburbo Maius nell'Africa Proconsolare e a Orkistos in Frigia), ma non èun caso frequente. I termini maggiormente ricorrenti sono quelli derivati direttamente dal freco, cosa già di per sé istruttiva e che spinge a prendere immediatamente le distanze dal presupposto che le terme siano una creazione essenzialmente «romana».
Il termine più antico è attestato in Plauto, ed è «balineae», in riferimento sia ai bagni privati sia ai bagni pubblici; rapidamente soppiantato dal neutro plurale «balinea» e poi da «balneum», con i suoi plurali «balneae/balnea e varianti, il termina indica inequivocabilmente l'origine dal greco, ossia BALANEION, «bagno pubblico».
Quanto a «thermae» invece, inizialmente non si tratta che della traslitterazione del greco THERMAI, formato sull'aggettivo THERMOS, ossia «caldo».
Si possono quindi individuare alcune linee guida che ci autorizzano a usare l'uno o l'altro termine in relazione alla natura o all'importanza degli impianti analizzati: «balneum» e le sue varianti al singolare non ci interessano perché il più delle volte questi termini sono riservati ai bagni privati di case o ville; «balneae» è una forma di plurale poco usata e per altro arcaica che secondo Varrone fu inventata per spiegare la divisione degli antichi bagni pubblici in due sezioni, femminile e maschile (De lingua Latina, IX,68-69); a partire dal I sec. a.C. gli viene preferita la forma «balnea», che resterà la forma più frequente per designare gli impianti che possono anche essere di una certa imponenza, ma che in genere non sono mai completi e monumentali come le «thermeae».
Questo termine si applica di norma alla forma più elaborata comprendente i bagni veri e propri e tutti gli annessi sportivi (la «palestra») o culturali; in particolare esso verrà usato a proposito delle terme imperiali di Roma e delle più importanti città provinciali: il primo complesso che venne ufficialmente indicato con questo temine fu quello costruito da Agrippa
nel Campo Marzio.
CI si attiene alle sole due parole «balnea» e «thermae», senza dimenticare che la prima può essere anche riferita a installazioni private e che la seconda può conservare il suo significato etimologico e designare, ancora alla fine del I sec. d.C la parte riscaldata di un «balneum».

I BAGNI DI ETA' ELLENISTICA IN SICILIA

Fino a pochi anni fa sarebbe stato difficile risalire oltre l'inizio del I sec. a.C per analizzare le origini degli impianti termali dell'Italia e di Roma. Poche infatti le testimonianze archeologiche appartenenti all'età pre-sillana e le rare fonti letterarie riguardanti il II secolo sono poco attendibili.
Grazie ai recenti lavori e studi sui bagni greci di età ellenistica e classica, insieme agli studi effettuati in ambiente campano ed etrusco, è ora possibile una valutazione migliore degli antecedenti. Importanti sono stati gli studi sui bagni di Siracusa, Gela e Megara Hyblaea, perché restituiscono un'immagine precisa del tipo di sistemazione e della tecnica degli impianti del III sec. a.C in ambiente ellenizzato. L'impanto meglio conservato e scavato è quello di Megara. Vi si incontrano una serie di sale dispost su due file, una delle quali, lunga e stretta e posta all'estremità oriental della serie (h), doveva essere un laconico riscaldato da un forno sottostante; un altro forno (j) permetteva di riscaldare l'acqua della sala circolare (k): questa, trasformata molto più tardi in calcara, aveva un diametro di circa 6 metri; una «corona» periferica larga un metro serviva da base a una serie di vasche di terracotta, del tipo a «scarpa», di cui gli scavi del quartiere tardo-punico della Byrsa, a Cartagine, hanno restituito suggestive vestigi, appartenenti però ad edifici privati. Il calore prodotto dal forno (j) veniva sfruttato dall'ambiente, posto immediatamente a nord, mediante un'apertura praticata a questo scopo.
Questo esempio di Megara rivela il livello di elaborazione raggiunto dal tipo del «balaneion», osservabile dal IV sec. a.C e ancor più all'inizio dell'età ellenistica nell'agorà di Atene, a Gortys in Arcadia, a Cirene o nell'Egitto tolemaico; trapiantato in Occidente dai coloni greci, conserva le sue due caratteristiche principali: il ricorso a un sistema di riscaldamento applicabile tanto alle sale asciutte quanto a quelle con vasche e l'uso, per i calidari, di una pianta circolare a «tholos» o a rotonda. La nozione di «riscaldamento dal di sotto», espressa dai termini YPOKAUSTHRION, YPOKAUSTON etc etc. non è attestata dalle iscrizioni o dai papiri prima del I sec. d.C, la realtà dell'ipocausto risulta molto più antica.



I PRIMI BAGNI IN CAMPANIA

Per seguire l'evoluzione dei «balnea» italici vanno ricordate le fasi del più antico impianto di Pompei, le terme Stabiane. Le prime di tali fasi sono documentate solo da questo sito.
Nulla sappiamo della costruzione del V secolo a.C, distrutta da un'eruzione del Vesuvio e recuperabile solo in stratigrafia, ma conosciamo quella della fine del IV: essa comprendeva un pozzo e una serie di piccoli ambienti provvisti di vasche.
La terza fase, databile attorno alla seconda metà del III sec. a.C per l'uso dell'opus caementicium, coeva ai bagni greci di Sicilia, dai quali differisce per una disposizione planimetrica più rigorosa.
La fase del II secolo è quela in cui vengono apprestate nell'ala orientale le due sezioni, quella maschile e quella femminile. Ogni sezione precedeva la sequenza canonica dello spogliatoio, della sala per i bagni tiepidi e della sala per i bagni caldi, e il sistema di riscaldamento si trovava nel punto di contatto fra le due, fra il caldarium degli uomini e quello delle donne.
Non c'erano ancora absidi, ma volte a botte. Il complesso testimonia l'altissimo livello raggiunto dai progettisti e dai costruttori campani del periodo del «tufo».
Il sistema di riscaldamento dei pavimenti, in un primo tempo chiamato «balneae pensiles» o «balnea pensilia», ha trovato le sue prime applicazioni occidentali nell'ambiente campano. Fattori numerosi spiegano questo fatto: l'abbondanza di sorgenti naturali di acqua calda o di vapori bollenti nella regione vulcanica e specialmente nei Campi Flegrei spronò l'ingegnosità umana; e inoltre lo viluppo tecnico della Campania e la capacità innovativa dei suoi costruttori, nel clima favorevole e di prosperità successivo alla terza guerra punica.
Per finire fu importante anche l'ondata di ellenizzazione che nel II sec. a.C sommerse la regione. L'ipocausto continuo sembra essere apparso in Grecia, ad Olimpia, a partire dalla fine del II a.C..
E' in questo contesto che va collocata l'azione di C. Sergius Orata, presentato da vari autori come l'inventore dell'allevamento di ostriche nei vivai del lago Lucrino. Il guadagno ottenuto tramite quest'attività venne reinvestito nella costruzione di ville dotate di bagni riscaldati attraverso il pavimento. E' il periodo del lusso, della ricchezza della classe dominane, sicuramente influenzata da elementi culturali provenienti dall'oriente. Sarebbe però poco prudente considerarlo l'inventore del sistema dei «balnea pensilia» nonostante le dichiarazioni delle fonti antiche. Più che altro contribuì a migliorarne la resa. Le sue sistemazioni sono coeve a quelle di Olimpia, e sono probabilmente le più antiche individuabili in Italia.
Tornando alle terme Stabiane di Pompei conveniamo con I. Nielsen che le prime «suspensurae» risalgono alla fase degli anni 90-80 a.C; furono installate in un primo momento nel «caldarium» e nel «tepidarium» degli uomini e nel «caldarium» delle donne; furono quindi installati due «praefurnia» separati. Nascono gli «alvei», bacini in cui è possibile immerfersi in più persone contemporaneamente. E' questa un'innovazione tecnica che produsse un cambiamento irreversibile nelle consuetudini termali che inciderà anche sull'evoluzione dei costumi.
Poco tempo dopo, nei primi decenni successivi alla deduzione della colonia sillana a Pompei, un'iscrizione informa che i duoviri si sono assunti l'onere di costruire un «laconicum» (stanza per i bagni di vapore) e un «destrictarium» (ambiente in cui gli atleti si puliscono dall'olio e dalla polvere) e di restaurare il portico che circonda la palestra. LAvori realizzati forse tra l'80 e il 60 a.C che trovano una conferma archeologica nella presenza di una sala rotonda trasformata poi in «frigidarium» (sala per bagni freddi), che originalmente servì ai bagni di vapore che Vitruvio segnala fra gli annessi delle palestre.
Le terme Stabiane di Pompei, all'inizio del I sec. a.C, nonostante il radicale cambiamento introdotto nelle abitudini di vita dalla deduzione coloniale, conservino, e addirittura rafforzino, installazioni legate direttamente agli esercizi ginnici. Questi «balnea» pompeiani assumeranno il loro aspetto definitivo soltanto intorno alla metà del I sec. a.C. Poi un'espansione verso ovest rende possibile l'ampliamento della palestra e la costruzione di una grande piscinia scoperta affiancata da un baino di minori dimensioni, riservato forse al lavaggioo preliminare dei frequentatori, e da un «apodyterium». Sono questi i caratteri strutturali che presentano le terme Stabiane al termine della loro evoluzione. Quest'impianto assume quindi una forma canonica, costituendo l'inizio di una serie che sarà ben rappresentata nell'Occidente romano all'inizio dell'età imperiale. Di recente si è dimostrato che i bagni tardo-repubblicani e augustei di «Glanum» dipendevano esattamente dallo stesso modello. A questo livello dell'evoluzione il frigidarium resta un'ambiente concepito tardivamente, di dimensioni modeste e lontanto dall'importante ruolo che presto accorderanno a esso le principali terme imperiali. Questi stabilimenti campani sono stati pensati come luoghi in cui poter godere di bagin tiepidi e caldi.
La distinzione tra la sezione femminile e quella maschile, stabilita e conservata attraverso le ultime fasi dello sviluppo, non conduce alla divisione del nucleo termale propriamente detto; questo si dispone infatti su una stessa linea, ma non sullo stesso asse perché il passaggio da una sala all'altra non corrisponde a un percorso lineare e l'ingresso alle due sezioni avviene da vie diverse. Da qui il nome «bagni in linea», dato da Krencker a questo tipo di disposizione.
Queste caratteristiche si ritrovano in diversi «balnea» campani contemporanei.



I «BALNEA» IN ITALIA ALLA FINE DELL'ETA' REPUBBLICANA. ARCHEOLOGIA E TRADIZIONE LETTERARIA

Fuori della Campania abbiamo scarse testimonianze anteriori all'età Augustea. Mancanza di tracce archeologiche. Nelle zone fuori dai distretti ellenizzati della Mafna Grecia e della Sicilia i modelli architettonici dei «balnea» si sono imposte con estrema lentezza, come a «Cosa», colonia latina fondata a Vulci nel 273 a.C. e come in Etruria, dove sono stati censiti solo due edifici termali presumibilmente anteriori alla guerra sociale. Il secondo, di modeste dimensioni, comportava in uno spazio quadrangolare, un «apodyterium», un «tepidarium» e un «caldarium», dotato quest'ultimo di una vasca collettiva e di un «labrum» o vaschetta per le abluzioni; il canale di riscaldamento era alimentato da un «praefurnium» che assicurava il riscaldamento di una caldaia di metallo e alimentava di brace i bracieri distribuiti nell'ambiente.
Il modello campano sembra essersi imposto molto rapidamente nel corso del I sec a.C., come dimostrano le terme Taurine di Civitavecchia. Vitruvio ci ha lasciati la descrizione di uno stabilimento-tipo (V,10), in cui sono efficacemente riuniti tutti i principali componimenti delle “balineae” contemporanee. Nella descrizione si afferma la tendenza a considerare lo stabilimento termale come un’entità a sé, dal momento che la descrizione della palestra viene proposta come una concessione agli usi greci, considerati estranei alle abitudini italiche; la palestra dei “balnea” romani di questi periodo si riduce infatti a un semplice cortile o quadriportico centrale privo degli annessi ginnici o agonistici tradizionali. Per quel che concerne i bagni Vitruvio ci fornisce indicazioni sull’ipocausto comune al “tepidarium” e al “caldarium”, oltre che sulla “suspensura” e sul tipo di copertura degli ambienti. Non si ha nessuna menzione esplicita del “ frigidarium” in quanto ambiente provvisto di vasche.



L’ETA’ AUGUSTEA E GIULIO-CLAUDIA

E’ un momento decisivo in cui la diffusione degli edifici in Italia e nelle province è all’origine di progressi tecnici e monumentali. Le terme costruite per iniziativa di Agrippa nel Campo Marzio tra il 26 e il 19 a.C rappresentano l’inizio di una lunga serie, ogni esemplare della quale sarà caratteristico nel proprio tempo e si configurerà come prototipo di una nuova serie tipologica. Con le “thermae Agrippae” è stato compiuto un passo irreversibile: per la prima volta un edificio termale occupa uno spazio considerevole all’interno dell’Urbs, giacché i bagni veri e propri non possono essere disgiunti dagli adiacenti giardini che fungono da palestra e dall’enorme piscina (“stagnum”) a essi connessa. Il centro delle “thermae Agrippae” era una grande sala circolare con absidi a raggiera, allestita nel 25 a.C.; si trattava probabilmente di un enorme laconico con cupola; secondo alcuni studiosi si sarebbe trattato sin dall’inizio di una sala provvista di una vasca di acqua fredda, ritenendo la grande ampiezza dell’ambiente inadatta a creare le condizioni favorevoli per i bagni di vapore; non va dimenticato che il complesso dovette aspettare sei anni prima di essere alimentato dall’acquedotto appositamente progettato da Agrippa, l’Aqua Virgo, che entrò in funzione solo nel 19 a.C. Le terme di Agrippa segnano il culmine del tipo detto “in linea”, cosa che non esclude i percorsi laterali, a seconda del posto dal quale si vuole passare. Non si sa se in queste prime grandi terme romane fosse stata applicata la divisione in sezione maschile e femminile. In questo periodo molti “balnea” sono semplici. Ci sono molti esempi di piccole terme, costituite dai “balnea” e da una palestra. Appaiono indipendenti a vario titolo da modelli romani e italici. “Glanum” (Saint-Remy-de-Provence), che riprende lo schema delle terme Stabiane di Pompei nella loro prima fase; questi bagni dispiegano in linea un “apodyterium”, un “tepidarium”, e un “caldarium” con abside lungo una palestra munita di “natatio”. Dalla contemporanea panoplia campana e romana non viene ripresa in questi modesti impianti delle province occidentali la sala rotonda, sia che si presenti nella forma antica di un “laconicum” o nella forma più recente di un “frigidarium”. Altri esempi sono a “Vasio Vocontiorum”, dove le terme Settentrionali rispondono al tipo “angolare in linea”, e a “Baetulo”, balnea dataili nella metà del I sec. A.C., che mostrano nella loro prima fase l’esempio di una disposizione lineare molto rigorosa, con sequenza frigidarium, tepidarium, caldarium. Mancano le suspensurae negli ambienti caldi, sintomo della vetustà dell’impianto. Quest’impianto subì vari rifacimenti in Età Augustea. Degna di nota p la volta in terrcotta del caldariuma, formata da tegole piatte incastrate nelle nervature a botte costituite da mattoni con tacca. I molteplici bagni a carattere salutare della Tarraconense andrebbero studiato più esaustivamente. A Pergamo, per finire, i bagni di età Augustea sono stati riportati alla luce nel settore cittadino e non palaziale del sito; essi ci forniscono uno dei rari esempi orientali di impianto termale in linea.



LE PRIME TERME IMPERIALI DI ROMA

Nell’accezione tipologica dell’espressione esse vedranno la luce a Roma nella seconda metà del I sec. D.C., per opera di Nerone e degli imperatori Flavi. Gli scarsi resti conservati delle terme di Nerone appartengono al rifacimento del complesso realizzato dagli architetti di Alessandro Severo all’inizio del secolo III. Nelle piante di Palladio però si osservano particolarità che fan pensare che il restauro fosse fedele all’aspetto iniziale. Siamo in presenza per la prima volta di uno schema assiale e simmetrico al tempo stesso. Nessun altro stabilimento termale è tanto citato nei testi. Tamm dimostrò che esso venne designato inizialmente come gymnasium, ma i frequentatori notavano immediatamente l’oggetto di monumentalità ottenuto attraverso la distribuzione rigorosamente speculare delle installazioni disposte su entrambi i lati di un asse mediano il cui centro era occupato da un gigantesco frigidarium.
Altra caratteristica era l’ampiezza degli spazi interni e la loro animazione plastica. La duplicazione simmetrica dei componimenti permetteva di compensare le spinte delle volte: il partito architettonico d’insieme rispondeva dunque sia a un’esigenza di natura tecnica sia al desiderio di migliorare il funzionamento e di ottenere un equilibrio estetico dei volumi. Per la prima volta nella storia delle terme romane il frigidarium diventa una vera e propria sala, paragonabile per la sua ampiezza a una basilica forense. Antecedenti formali alle terme neroniane, le terme di Capito a Mileto, databili in età Claudia. Le terme Neroniane testimoniano un senso dello spazio e dei volumi che fonde esigenze funzionali e tecniche con un tipo di organizzazione palaziale. In scala più modesta, le terme di Tito, inaugurate nell’80 d.C, sull’Esquilino, presentano analoga disposizione degli ambienti. Prima della fine del I secolo solo pochi impianti termali dell’Italia avevano adottato lo schema imperiale, caratterizzato da un asse mediano lungo il quale si sviluppano gli elementi principali del circuito e sui cui lati si dispongono simmetricamente gli ambienti secondari e gli annessi. Terme Centrali di Pompei si ricollegano alla tradizione campana, ossia con la disposizione lineare delle sale termali che si aprono tutte, su un fronte rettilineo, su una palestra trapezoidale. Disposizione più rigorosa del complesso, rispetto alle terme Stabiane, ma medesima organizzazione. Elementi dello stile imperiale si vedranno poi a Chieti e a Firenze. Il tipo lineare sopravvive nel II secolo, come a Ostia (terme di Nettuno). Le terme di Traiano sono l’ultima tappa dello sviluppo delle grandi fondazioni romane; le realizzazioni successive, quelle di Caracalla e Diocleziano, le supereranno per estensione e fasto, senza introdurre elementi nuovi nella concezione e nell’organizzazione del complesso. Le thermae Traiani furono costruite in pochi anni, tra il 104 e il 109 d.C, impiantate in parte sui resti della Domus Aurea. Edificio presenta somiglianza con i precedenti impianti termali, specie per lo schema assiale simmetrico. L’elemento nuovo, ripreso poi in forme diverse fino all’età di Costantino, almeno nelle grandi terme dell’Urbs, è che il blocco termale, compresa la natatio, appare concepito come un’unità architettonica, un monumento immenso ma unitario, compreso entro un vasto recinto; quest’ultimo occupa una superficie enorme e lascia attorno all’edificio termale uno spazio libero per il passeggio e per esercizi ginnici, dalle dimensioni senza precedenti. Per la prima volta, alle sistemazioni destinate ai bagni e agli esercizi ginnici vengono aggiunte anche sale di lettura e di consultazione, che, secondo l’uso del tempo, potevano essere usate per declamazioni o conferenze pubbliche. Questo complesso termale, attribuibile forse al grande maestro delle imprese di Traiano, Apollodoro di Damasco, costituisce un caposaldo nell’evouzione del tipo.



VILLA ADRIANA COME LUOGO DI SPERIMENTAZIONE

I balnea di Villa Adriana non sono impianti aperti al pubblico, ma dipendono da un’architettura sperimentale che può proporre nuove formule planimetriche e nuovi tipi di volte. Villa Adriana contiene tre complessi termali, due di essi, i piccoli e i grandi bagni, essendo provvisti di una palestra, meriterebbero il nome di “terme”. Il primo è molto più grande di molte terme urbane in Italia e nelle province. Schema detto “angolare in linea”, che assume un aspetto particolare perché l’elemento di collegamento del complesso è una grande sala circolare con due esedre che permette il passaggio dal tepidarium al frigidarium con una rotazione dell’asse di 90°. Insieme ad altri elementi, la riapparizione di una simile struttura nella metà del II sec. d.C. è espressione di una volontà di riallacciarsi alle abitudini “greche” che corrisponde a un’evoluzione profonda delle usanze termali romane, anche se tipica del filellenismo adrianeo. I “piccoli bagni” invece sono quelli maggiormente ispirati dallo schema imperiale, dal momento che mostrano un’organizzazione semisimmetrica.



LE TERME DI CARACALLA

L’enorme complesso delle terme di Caracalla (nome ufficiale «thermae Antoninianae) rappresenta l’esito ultimo delle varie ricerche architettoniche riguardanti le terme a Roma. Dipende molto dalle terme di Traiano. Le ampie esedre laterali comportano ciascuna due sale con abside assiale e uno spazio ottagonale che poteva servire agli usi più diversi, mentre la grande esedra meridionale delle terme traianee viene qui sostituita da una costruzione a forma di stadio, con i gradini per gli spettatori poggianti sull’immenso sotterraneo posto allo sbocco dell’acquedotto. L'integrazione delle strutture di servizio, la complessa rete dei sotterranei dà un'idea della razionalizzazione di un sistema che era stato concepito per assicurare il miglior servizio senza arrecare disturbo ai frequentatori. E' questo uno degli aspetti più apprezzabili delle terme di Caracalla..
Disposizione pefettamente simmetrica delle sale per i bagni caldi e di quelle per i bagni freddi che si inserisce in un rettangolo da cui sporge solo il grande caldarium circolare, novità all'interno dello schema imperiale, ma ricorda le sale circolari dei bagni di villa Adriana. Altra particolarità è la moltiplicazione degli elementi curvilinei, formata dalla serie di curve formate dalle esedrie dei sudatoria, delle basiliche laterali e del grande frigidarium a pianta cruciforme e della stessa natatio.

IL BALNEUM DEI FRATRES ARVALES
IL COMPLESSO TERMALE DI CLUNIA NELLA TARRACONENSE
BAGNI E TERME DELLE TRE GALLIE E DELLA BRITANNIA
BAGNI E TERME DELLE PROVINCE AFRICANE
LE TERME-GINNASIO DELL'ASIA MINORE

La storia dell'evoluzione degli edifici termali nelle province orientali dell'Impero è molto diversa. La tradizione dei bagni era molto antica in queste regioni ed è anche possibile che la tendenza all'organizzazione simmetrica dei volumi e dei percorsi, tipica dell'archietettura ellenistica, abbia esercitato un'influenza diretta sulla concezione delle prime terme imperiali. LA vitalità della pratica e della cultura del ginnasio ha contribuito al mantenimento nei più grandi complessi di età alto-imperiale, di un tipo edilizio in cui la palestra conserva il posto più importante. Ma l'opposizione delle comunitò cristiane nei confronti della palestra con tutti i suoi annessi ginnici compresi nei complessi termali, ha determinato, insieme ad altri fattori, la decadenza piuttosto rapida di questi stabilimenti che, contrariamente a quanto accade in Africa e Gallia meridionale, vengono costruiti sempre meno a partire dal III sec. d.C. In città come Efeso, Sardi e Mileto, nel II sec. d.C. le terme-ginnasio sono state gli alti luoghi della convivialità pubblica; essi contribuivano più di ogni altro al prestigio delle città in cui venivano edifiati. L'esempio più antico è quello delle terme di Capito a Mileto. L'edificio, costruito sotto l'imperatore Claudio tra il 47 e il 52 d.C, presenta tutti gli elementi costitutivi del tipo, ma in scala modesta, allineati lungo lo stesso asse: innanzitutto una grande palestra con quadriportico la cui faccia orientale, a contatto dei balnea, si trasforma in una natatio semicircolare, indi un complesso termale a pianta assiale semisimmetrica in cui le sale riscaldate sono numerose e servite da praefurnia disposti ai margini. E' questa una composizione transitoria, dato che il primo vero edificio definibile terme-ginnasio è quello di Efeso, detto «del Porto», databile in età domizianea, in cui si può misurare la vastita delle due consecutive palestre rispetto ai balnea. Nelle terme del Porto sono presenti due strutture caratteristiche, cioè la basilica e la sala imperiale. La prima forma la facciata dei bagni verso la piccola palestra e si sviluppa in lunghezza da una parte e dall'altra di una natatio ovale; non è chiaro il suo ruolo, ma come le altre basilicae termali doveva trattarsi di uno spazio polivalente, adibito perlopiù ad attività culturali ed intellettuali. La seconda è una grande esedra quadranfolare la cui facciata verso la piccola palestra è costituita da un ampio colonnato ottastilo. La posizione laterale di questa sala imperiale rispetto all'asse mediano del complesso si ritroverà a Efeso solo nelle terme Orientali. Gli altri edifici dello stesso tipo la porranno in genere in posizione assiale. Nel II secolo queste composizioni si moltiplicano: solo ad Efeso ve ne saranno quattro, e analoghi impianti sorgeranno ad Alessandria della Troade, Afrodisiade, Magnesia sul Meandro e Sardi. A Mileto (terme di Faustina) le terme non mostrano un'organizzazione regolare a causa della scarsa superficie. In tutti questi edifici, ad eccezione dell'ultimo, si impone lo schema imperiale assiale e simmetrico: sequenza frigidarium (o più spesso natatio), tepidarium, caldarium determina l'asse mediano attorno al quale si distribuicono i tepidaria d'ingresso e d'uscita, i sudatoria e gli spogliatoi
Durante questo periodo sono stretti i rapporti fra il nucleo termale e la palestra-ginnaio, grazie soprattutto all'esedra della sala imperiale. Inoltrandosi nel II secolo l'importantza della palestra i riduce progressivamente. Importanti le sale imperiali, identificate in una decina di palestre, perché le esedre quadrangolari raggiungono dimensioni enormi e servono da sfondo di un programma figurativo in cui i posti migliori sono riservati a ritratti imperiali e ai loro divini protettori. I complessi terme-ginnasio trovano diritto di cittadinanza proprio in quanto si prestano a una rappresentazione del potere sacralizzato.



MONUMENTET 4,72
IL NINFEO E LE TERME DELLA STAZIONE AD QUINTUM

Ad ovest di Elbasan sono state ritrovate le rovine d'un ninfeo antico. Solo nel 1968 sono stati intrapresi degli scavi sistematici, al fine di restaurare queste strutture che minacciavano il crollo. In seguito a questa occasione, i lavori sono stati spostati ad ovest per scoprire il ninfeo in tutta la sua estensione e così fu che comparvero le terme della stazione Ad Quintum. Questi due monumenti fanno parte dello stesso complesso architettonico. Tutte le pareti dei bagni sono costruite secondo la tecnica dell'opus incertum a bande di mattoni che le attraversano da parte a parte. Il nostro monumento appartiene alle terme a facciata, che vengono costruite attorno alla metà del primo secolo d.C. ma diventeranno caratteristiche attorno al II-III sec. a.C. Un numero sufficiente di elementi ci permettono di fissare come periodo della costruzione delle terme la seconda metà del II sec. d.C. La demolizione del monumento ha avuto luogo all'inizio del IV secolo. Esso fu abbandonato alla propria sorte e progressivamente distrutto dalla natura; lo sviluppo di un centro urbano a Scampin (Elbasan) ne ha reso inutile la ricostruzione.
MONUMENTET 1991

LE TERME IN ALBANIA NEI PRIMI SECOLI d.C.
Fino ad oggi si conoscono in Albania 14 terme, del periodo dei primi secoli d.C. Tra questi solo le terme della stazione Ad Quintum sono stati scoperte, restaurate e studiate, 5 terme sono state scoperte e restaurate parzialmente, mentre le altre si sono potute individuare solo grazie alle vestigia del loro sistema di riscaldamento.

LE TERME DELLE “STAZIONI STRADALI”(?)
Noi conosciamo 5 terme delle stazioni stradali. Tra queste le terme della stazione Ad Quintum e di Elbasan appartengono alla strada meglio nota come Egnatia, quella di Burizane appartiene alla strada Dyrrah-Lis, mentre due di queste terme appartengono a strade minori, la prima è la terme della strada di Dorzes e la seconda della stazione di Ndershkall. La terme della stazione stradale Ad Quintum si trova a 7 km a ovest di Elbasan, affianco ad una collina ricca di fonti d’acqua. Le terme formano una parte di un complesso della stazione stradale dove si trova anche un posto per il riposo ed il passeggio dei frequentanti.Le mura della terme sono costruite in pietra posata, secondo la tecnica dell’ “Opus mixtum” con delle cinte di mattoni di 2/3 linee. La terme era fornita di una serie di finestre. Lo si è capito dopo che, durante gli scavi, sono state scoperti dei pezzi di vetro che ne confermano la presenza. Più tardi, durante una seconda fase ci furono una serie di modifiche. Inizialmente il caldarium fu diviso in due parti, “laconicum” e “sudatorium”. Questi ultimi luoghi della terme non furono più caldati direttamente dai gas, me solo dal calore che passava attraverso le aperture delle porte. La data di costruzione dell’ultimo dei bagni corrisponde alla metà del secondo secolo e ci fa pensare che la stazione stradale Ad Quintum fu costruita all’inizio e non alla fine del secolo.
LA TERME DI BURIZANE
Questa terme è stata scoperta parzialmente durante i lavori eseguiti per la costruzione di una strada. La distribuzione di differenti luoghi e le loro misure identiche ci fanno pensare che la terme di Burizane fosse dello stesso tipo di quella di Ad Quintum.
LA TERME DI DARZEZE E NDERSHKALLE
Della prima sono rimaste solo una parte delle stanze con il loro pavimento, sostenuto da delle piccole colonne costituite da mattoni tondi. Non è improbabile che facesse parte di una “villa rustica”. Della seconda si vede solo il pavimento anch’esso sostenuto da piccole colonne in mattoni tondi.
LA TERME DI BUTHROT
 
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crillo
view post Posted on 7/12/2015, 17:06




ma che cazzo fai

+1
 
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degius
view post Posted on 25/8/2019, 17:59




Sei un pazzo
 
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51 replies since 17/3/2010, 09:54   455 views
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